Sempre più diffusa negli ultimi anni, la caffettiera a stantuffo chiamata french press affonda le sue origini nel XIX secolo. Nel corso degli anni ha subito diverse trasformazioni ed è cambiato anche il modo in cui essa fornisce il caffè. Ma scopriamo insieme in cosa consiste nello specifico la french press e perché sta riscuotendo così tanto successo.
French press: la storia della caffettiera
Una prima versione originaria della caffettiera risale al 1852, quando Meyer e Delforge, rispettivamente orefice e commerciante, brevettarono in Francia il sistema per il filtraggio di caffè tramite pistone. Questo primo modello era composto da un recipiente cilindrico, da uno stantuffo dotato di un filtro in stagno forato e da alcuni dischi di flanella.
Dopo circa 50 anni, fu invece l’italiano Attilio Calimani a inventare una versione differente della french press. In particolare, nel 1929, il designer di Milano brevettò il modello negli Stati Uniti. Bruno Cassol, in seguito, perfezionò la caffettiera con il vetro pyrex, aggiungendoci anche un filtro in rete metallica.
Pochi anni dopo, Faliero Bondanini apportò una serie di modifiche allo strumento, brevettando nel 1958 una propria versione che venne poi prodotta in una fabbrica di clarinetti francese. La popolarità di questa caffettiera si ebbe soprattutto a cavallo tra gli anni ’60 e gli anni ’70. In particolare, a dare una grande spinta alla sua diffusione fu soprattutto il suo utilizzo nel film di Michael Caine, Ipcress (The Ipcress File), un film di spionaggio del 1965 diretto da Sidney J. Furie.
Contrariamente a quanto si possa pensare, questa tipologia di caffettiera non è diffusa solo in Francia, ma anche in altre parti del mondo, come ad esempio nel nord Europa e negli Stati Uniti d’America. Nel nostro paese invece è ancora poco conosciuta, anche se negli ultimi anni sta venendo alla ribalta. Oggi viene chiamata con nomi diversi a seconda delle diverse zone del mondo in cui viene utilizzata: melior, cafetiere a piston, plunger coffee.
French press: come funziona
Per capire il funzionamento della caffettiera french press è necessario capire innanzitutto da cosa essa è composta. La caffettiera è formata da un cilindro, solitamente realizzato in vetro oppure in plastica trasparente, ed è provvisto anche di un coperchio e uno stantuffo realizzato in metallo. La macchina possiede poi un filtro appiattito che è collegato con un pistoncino di acciaio. Per realizzare la bevanda è necessario che nel momento in cui si versa l’acqua, lo stantuffo prema il caffè sul fondo del cilindro. In seguito bisogna lasciare il caffè in infusione per alcuni minuti (almeno 4 per avere un gusto più ricco). In ogni caso, per ottenere un buon risultato, è fondamentale prestare attenzione alla temperatura dell’acqua, la quale non deve mai superare i 90 o i 95 gradi per evitare di bruciare la macinatura. Dopo aver premuto lo stantuffo per schiacciare la polvere di caffè e trattenerla sul fondo, non resta che versare il caffè nelle tazze e gustarlo.
In realtà, esiste anche un altro metodo per preparare il caffè con la french press ed è il metodo con l’infusione a freddo, cioè la preparazione che fa uso di acqua a temperatura ambiente. In questo caso, il tempo di infusione è decisamente più lungo e deve essere almeno di 12 ore. Tuttavia, vale la pena aspettare poiché il risultato finale è un caffè meno amaro, meno forte, ma molto profumato.
I vantaggi della french press
Come abbiamo già affermato all’inizio dell’articolo, la french press è sempre più diffusa grazie ad una serie di vantaggi che essa offre, soprattutto in termini di gusto. Infatti la bevanda che si ottiene dal processo che abbiamo visto poc’anzi è decisamente più forte, più corposa e anche più speziata rispetto ad un caffè lungo normale. Con questo procedimento infatti si consente di estrarre a fondo gli elementi aromatici e vegetali del macinato, ottenendo quindi la possibilità di variare a proprio piacimento la quantità di caffè e anche il tempo di infusione.